Ci stiamo suicidando

discoteca Che Guevara

Ci stiamo suicidando

Ci stiamo suicidando,
stiamo uccidendo la nostra cultura,
la nostra civiltà,
ciò che i nostri padri hanno costruito,
rischiando in proprio,
perché è venuta meno la passione,
l’insieme delle emozioni
che fanno battere il cuore,
che danno la felicità interiore.

Ci stiamo suicidando
perché non sappiamo più rischiare,
non sappiamo più opporci
ai soprusi, alle violenze, alla disonestà,
non sappiamo perseguire un sogno,
perché aspettiamo che siano sempre gli altri
a fare qualcosa per noi
mentre noi non siamo mai disposti
a fare qualcosa per gli altri.

Ci stiamo suicidando
perché deleghiamo sempre agli altri
ciò che potremmo e dovremmo fare noi,
perché non sappiamo più imporre le nostre idee
e non ci interessa vedere cosa c’è dietro l’angolo,
perché non sappiamo educare i nostri figli,
perché non li abituiamo al sacrificio,
alla rinuncia, alla rettitudine,
alla presa di coscienza dell’esistenza.

Ci stiamo suicidando
perché siamo degli inetti,
incapaci di dire “no”
per convenienza, per quieto vivere,
perché è più comodo così;
ma non si può morire
senza un valido motivo, senza lottare,
solo per incoscienza, per indolenza,
solo perché è più comodo lasciar perdere.

Febbraio

febbraio

FEBBRAIO. (Filastrocca per bambini)

Poich’è il più piccino
di tutti i fratelli,
ma neve e piovaschi
ci porta ogni giorno,
Febbraio è temuto,
odiato, umiliato.

“Ne ha solo ventotto,
ed è una fortuna;”
si dice da ognuno
“che sia maledetto!
Fa tutti ammalare:
ma è un traditore!”

Eppure la colpa
è del mondo: gli dette
il tempo più impervio,
che porta la febbre,
che il cuore ci batte
al caldo del letto.

Seccato del fatto
che niun gli vuol bene,
e ognuno con occhi
sbarrati lo guarda,
vedendosi odiato,
offeso, umiliato,

coriandoli dona
e dolci col miele
ai bimbi più buoni;
poi, giunto al ventotto,
dà un colpo alla ruota
che il tempo pilota,

fa un salto nel vuoto,
e lascia venire,
col sole e col vento,
il mese più caro
che porta il tepore
che scalda ogni cuore.

Inverno

inverno

INVERNO.  (Filastrocca per bambini)

Rispogliò il crudo inverno
gli alberelli del mio orto,
nascondendo sotto il fango
le lor foglie;
ora, spoglie,
le piantine contro il vento
tendon lunghe braccia nude
come anime purganti
dentro il fuoco;
solo un poco
verdeggiante è il rosmarino
della siepe tutt’intorno,
che profuma come incenso
nella Chiesa;
ed è scesa
giù dal cielo lieve lieve
la fatina dell’inverno,
ricamando tutti i rami
con perline,
con stelline,
nuove foglie fredde e strane,
che si sciolgono col sole
non appena su dal cielo
guarda e ride
ed il mondo gli sorride.

 

 

Ai miei vecchi amici…

briscola_ev

Ai miei vecchi amici…

Ho solo cambiato stanza
nella grande casa comune.
Io sono sempre lo stesso,
voi siete sempre gli stessi;
parliamo come eravamo soliti fare,
senza cambiare tono
o assumere un’aria solenne
solo per il tempo passato,
continuiamo a ridere e sfotterci
come abbiamo sempre fatto,
Il significato della vita non cambia,
io non sono lontano:
guardate dietro l’angolo,
sono lì dietro che vi aspetto.

Per San Valentino

San Valentino

Per San Valentino

Amarsi dalla prima volta,
dallo spuntare del primo sorriso
all’ombra d’un fiore sbocciato,
amarsi per un solo giorno
che dura per sempre,
amarsi quando il respiro tace
e il tempo sembra fermarsi,
amarsi nell’affascinante mistero
che è di luminosa bellezza,
perdersi negli altrui occhi,
lasciarsi trasportare nell’infinito
riflesso dell’anima,
di una emozione antica
piena di melodie donate al vento,
partitura di un’eterna commedia
di scene lontane fatte di suoni,
di palpiti, di sospiri, di silenzi
che giungono dal cuore,
che si perdono per poi ritrovarsi.

Agli amici grottesi il mio 46° ricordo.

 “ IL GIORNO DEL RICORDO” 10 febbraio 2015.

La Repubblica Italiana, con legge del 30/03/2004 N° 92, ha istituito il “Giorno del ricordo” da celebrare il 10 febbraio di ogni anno, al fine di ricordare i massacri delle foibe e l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati.
Durante la 2^ guerra mondiale i partigiani jugoslavi, combattevano contro gli italiani ed i loro alleati tedeschi. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, in seguito allo sbandamento del Regio Esercito italiano ed anche in conseguenza di precedenti gravi episodi di repressione delle nostre truppe, si ebbe la violenta reazione dei partigiani di Tito con il massacro degli italiani.
Iniziò lo sterminio di uomini, donne, bambini che, ancora vivi e legati con filo di ferro, venivano gettati nelle cavità carsiche chiamate foibe.
Tali barbari episodi provocarono l’esodo di 350.000 profughi che furono costretti a lasciare la loro terra ed i loro beni per evitare una sicura, orrenda fine.
Anche mia sorella Carmelina (1923 – 1999) fu una profuga.
Il 27 dicembre 1942, in Grottaminarda, venne celebrato il matrimonio tra lei ed il Dott. Gaspare Vaccaro, Capo segnalatore di 2^ classe della Regia Marina Italiana.
Il 31 gennaio 1943 il marito fu destinato al Comando del R° semaforo di Monte Asino di Lussinpiccolo, principale e più popoloso centro dell’isola di Lussino, in provincia di Pola, nell’Istria Italiana.
In seguito allo sbarco dei Cetnici (formazione paramilitare serba di destra che sosteneva l’idea di una grande Serbia) nella vicina Lussingrande, avvenuto l’11 settembre 1943, Carmelina e Gaspare lasciarono frettolosamente l’isola con altri 221 profughi, alle ore 17 del 27 ottobre 1943, a bordo del motoveliero Daniele Manin.
Fra i profughi vi era anche la zia Concettina, sorella di Gaspare e moglie del Dr. Leopoldo Faretra.
Dopo aver toccato i porti di S. Pietro dei Nembi e Isto, giunsero a Comisa (Lissa) dove, per un’avaria al motore avvenuta alle ore 22 del 31 ottobre, furono costretti a sostare fino alle ore 24 del 3 novembre.
A bordo di una nuova imbarcazione, la “Buccari”, partirono alla volta di Bari, dove giunsero alle ore 17 del giorno successivo. In quella città, però, le Autorità proibirono la sosta e lo sbarco, così l’imbarcazione proseguì per Lecce, dove venivano accentrati tutti i profughi e dove giunse il 6 novembre. Dopo pochi giorni, il 29 novembre 1943, sempre a Lecce, Carmelina dette alla luce il primo figlio, Alfonso Federico.
Con attestazione del 24 febbraio 1949, a mia sorella venne riconosciuta dal Prefetto di Messina la qualifica di profuga di guerra.
I miei ricordi grottesi dimostrano che anche i piccoli centri hanno la loro storia da ricordare perché è parte integrante di quella nazionale.

Agli amici grottesi il mio  46° ricordo. “ IL GIORNO DEL RICORDO” 10 febbraio 2015.</p><br />
<p>La Repubblica Italiana, con legge del 30/03/2004 N° 92, ha istituito il “Giorno del ricordo”  da celebrare il 10 febbraio di ogni anno, al fine di ricordare i massacri delle foibe e l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati.<br /><br />
Durante la 2^ guerra mondiale i partigiani jugoslavi, combattevano contro gli italiani ed i loro  alleati tedeschi. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, in seguito allo sbandamento del Regio Esercito italiano ed anche in conseguenza di precedenti gravi episodi di repressione delle nostre truppe, si ebbe la violenta reazione dei partigiani di Tito con il massacro degli italiani.<br /><br />
Iniziò lo sterminio di uomini, donne, bambini che, ancora vivi e legati con filo di ferro, venivano gettati nelle cavità carsiche chiamate foibe.<br /><br />
Tali barbari episodi provocarono l’esodo di 350.000 profughi che furono costretti a lasciare la loro terra ed i loro beni per evitare una sicura, orrenda fine.<br /><br />
Anche mia sorella Carmelina (1923 – 1999) fu una profuga.<br /><br />
Il 27 dicembre 1942, in Grottaminarda, venne celebrato il matrimonio tra lei ed il Dott. Gaspare Vaccaro, Capo segnalatore di 2^ classe della Regia Marina Italiana.<br /><br />
Il 31 gennaio 1943 il marito fu destinato al Comando del R° semaforo di Monte Asino di Lussinpiccolo, principale e più popoloso centro dell’isola di Lussino, in provincia di Pola, nell’Istria Italiana.<br /><br />
In seguito allo sbarco dei Cetnici (formazione paramilitare serba di destra che sosteneva l’idea di una grande Serbia) nella vicina Lussingrande, avvenuto l’11 settembre 1943, Carmelina e Gaspare lasciarono frettolosamente l’isola con altri 221 profughi, alle ore 17 del 27 ottobre 1943, a bordo del motoveliero Daniele Manin.<br /><br />
Fra i profughi vi era anche la zia Concettina, sorella di Gaspare e moglie del Dr. Leopoldo Faretra.<br /><br />
Dopo aver toccato i porti di S. Pietro dei Nembi e Isto, giunsero a Comisa (Lissa) dove, per un’avaria al motore avvenuta alle ore 22 del 31 ottobre, furono costretti a sostare fino alle ore 24 del 3 novembre.<br /><br />
A bordo di una nuova imbarcazione, la “Buccari”, partirono alla volta di Bari, dove giunsero alle ore 17 del giorno successivo. In quella città, però, le Autorità proibirono la sosta e lo sbarco, così l’imbarcazione proseguì per Lecce, dove venivano accentrati tutti i profughi e dove giunse il 6 novembre. Dopo pochi giorni, il 29 novembre 1943, sempre a Lecce, Carmelina dette alla luce il primo figlio, Alfonso Federico.<br /><br />
Con attestazione del 24 febbraio 1949, a mia sorella venne riconosciuta dal Prefetto di Messina la qualifica di profuga di guerra.<br /><br />
I miei ricordi grottesi dimostrano che anche i piccoli centri hanno la loro storia da ricordare perché è parte integrante di quella nazionale.

Cosa studia la filosofia apocalittica

E’ un sapere basato sulla rivelazione divina della condizione definitiva di eterna vita di ciò che l’uomo produce nella storia, con Dio o senza e contro Dio.

La spolverata di Neve di stanotte.

neve

San Biagio nell’Agricoltura Grottese

A San Biàse n’zèrta Prùne e Ceràse.

L’arrivo della festività di San Biagio, 3 Febbraio, scandisce il tempo nell’agricoltura Grottese. Da oggi, infatti, si comincia con gli innesti di Prugne e Ciliege.

Candelora, 2 Febbraio 2015

Cann’lòr, viérn fòr’.
R’spunnìv la vecchia arraggiàt’:
tann’ è viér’n passàt’
quann’ la fùrn r’ fic’ è nù pàrm r’ la màn’.

(come suggeritomi dall’amico Domenico Petrillo)