“ IL GIORNO DEL RICORDO” 10 febbraio 2015.
La Repubblica Italiana, con legge del 30/03/2004 N° 92, ha istituito il “Giorno del ricordo” da celebrare il 10 febbraio di ogni anno, al fine di ricordare i massacri delle foibe e l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati.
Durante la 2^ guerra mondiale i partigiani jugoslavi, combattevano contro gli italiani ed i loro alleati tedeschi. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, in seguito allo sbandamento del Regio Esercito italiano ed anche in conseguenza di precedenti gravi episodi di repressione delle nostre truppe, si ebbe la violenta reazione dei partigiani di Tito con il massacro degli italiani.
Iniziò lo sterminio di uomini, donne, bambini che, ancora vivi e legati con filo di ferro, venivano gettati nelle cavità carsiche chiamate foibe.
Tali barbari episodi provocarono l’esodo di 350.000 profughi che furono costretti a lasciare la loro terra ed i loro beni per evitare una sicura, orrenda fine.
Anche mia sorella Carmelina (1923 – 1999) fu una profuga.
Il 27 dicembre 1942, in Grottaminarda, venne celebrato il matrimonio tra lei ed il Dott. Gaspare Vaccaro, Capo segnalatore di 2^ classe della Regia Marina Italiana.
Il 31 gennaio 1943 il marito fu destinato al Comando del R° semaforo di Monte Asino di Lussinpiccolo, principale e più popoloso centro dell’isola di Lussino, in provincia di Pola, nell’Istria Italiana.
In seguito allo sbarco dei Cetnici (formazione paramilitare serba di destra che sosteneva l’idea di una grande Serbia) nella vicina Lussingrande, avvenuto l’11 settembre 1943, Carmelina e Gaspare lasciarono frettolosamente l’isola con altri 221 profughi, alle ore 17 del 27 ottobre 1943, a bordo del motoveliero Daniele Manin.
Fra i profughi vi era anche la zia Concettina, sorella di Gaspare e moglie del Dr. Leopoldo Faretra.
Dopo aver toccato i porti di S. Pietro dei Nembi e Isto, giunsero a Comisa (Lissa) dove, per un’avaria al motore avvenuta alle ore 22 del 31 ottobre, furono costretti a sostare fino alle ore 24 del 3 novembre.
A bordo di una nuova imbarcazione, la “Buccari”, partirono alla volta di Bari, dove giunsero alle ore 17 del giorno successivo. In quella città, però, le Autorità proibirono la sosta e lo sbarco, così l’imbarcazione proseguì per Lecce, dove venivano accentrati tutti i profughi e dove giunse il 6 novembre. Dopo pochi giorni, il 29 novembre 1943, sempre a Lecce, Carmelina dette alla luce il primo figlio, Alfonso Federico.
Con attestazione del 24 febbraio 1949, a mia sorella venne riconosciuta dal Prefetto di Messina la qualifica di profuga di guerra.
I miei ricordi grottesi dimostrano che anche i piccoli centri hanno la loro storia da ricordare perché è parte integrante di quella nazionale.