Pag 74 ∼ Una Sofia piena di Sogni.

Una Sofia piena di Sogni.

donna-che-dorme-e-sogna-a-colori« Mi risveglio, qui, tra il suo maglioncino a righe blu, su questo letto profumato, in questa stanza piena zeppa di fotografie, ci sono fotografie ovunque! Foto sulle ante dell’armadio, attorno al PC, negli angoli della scrivania, nella vetrinetta della scarpiera, sullo specchio accanto alla finestra, sul lampadario! Sì, il lampadario ha una foto rivolta in giù, è un polso con un tatuaggio, una chiave di violino. »

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Agli Amici Grottesi il mio 53° ricordo

 

COME HO VISSUTO IL TERREMOTO DELL’AGOSTO 1962.
Si avvicina il 53° anniversario del terremoto del 21 agosto 1962 che colpì principalmente ben 68 Comuni del Beneventano e dell’Avellinese con 20 morti, 200 feriti e 16.000 senza tetto. In provincia di Avellino i Comuni più danneggiati furono Melito Irpino e Casalbore, con danni al 90% delle abitazioni delle quali circa la metà in modo grave. Il Centro più grande interessato al sisma fu Ariano Irpino. Pochi furono i crolli totali ma molti edifici furono sgombrati, puntellati o demoliti. A Melito Irpino l’evento tellurico riattivò antiche frane che accentuarono un pericoloso dissesto geologico con il conseguente spostamento del centro abitato in altro sito più sicuro. In quel giorno afoso, al rinfrescarsi dell’aria, decisi di fare una passeggiata con mia moglie ed il piccolo Federico Marco di 10 mesi. Usciti dal portone di casa posto nel 2° Vicolo Vittorio Veneto e sistemato nostro figlio nella carrozzina, ci trovavamo all’imbocco del Corso quando avvertimmo una violenta scossa sismica che causò in tutti noi molto spavento. Erano le 19,10 e lo spettacolo che si presentò alla mia vista fu terrificante. Di fronte a me, al di là della strada, vi era il fabbricato di “Totonno” Spera, a due piani. In seguito al movimento ondulatorio del sisma, la parte estrema destra del corpo di fabbrica, posta al 1° piano, si staccava e si ricomponeva in corrispondenza dello stipite esterno del balcone, tanto da farmi temere un imminente crollo sul sottostante fabbricato di Antonio Lo Conte, costituito solo dal piano terra. La gente, impaurita, si riversò in mezzo alla strada e sugli ampi marciapiedi circostanti e mentre si formavano capannelli di persone, alle 19,20 una nuova violenta scossa aggravò la staticità delle costruzioni terrorizzando maggiormente la popolazione. Ambedue le scosse avevano raggiunto il 9° grado della scala Mercalli. Alle 19,45 altra replica ma di minore intensità. Dal punto di vista tecnico, fu facile prevedere le gravi conseguenze alle strutture murarie dei fabbricati che, per la maggior parte, soprattutto in campagna, erano stati realizzati in economia e privi di accorgimenti antisismici. La popolazione, terrorizzata dalle violente e pressoché continue repliche e restia a rientrare in casa, discuteva come e dove trascorrere l’incombente notte. Verso le ore 21, la mia famiglia decise di andare dallo zio Angelo Minichiello che, proveniente da Roma, soleva trascorrere i mesi estivi nella sua villa di Grottaminarda, posta sui Pioppi, a circa 1 chilometro dal paese. Colà vi era la possibilità di utilizzare un vano terraneo con facile accesso all’ampio piazzale esterno dove potevano essere facilmente parcheggiate anche la mia auto e quella di mio fratello Mario. Non restava che entrare in cucina di mio fratello posta al piano terra nel retro negozio e prendere dal frigorifero almeno il latte necessario per l’alimentazione dei nostri bambini. Io e Mario ci guardammo negli occhi e, entrambi terrorizzati, non avevamo il coraggio di entrare, chiudere il negozio, attraversare due vani e riuscire dal portone dopo aver preso almeno il necessario. Non potendo esimerci, ci facemmo coraggio ed entrambi, di corsa, assolvemmo il compito. Quando giungemmo dallo zio, lo trovammo impaurito e preoccupato: il sisma lo aveva colto in mutande, nella camera da letto posta al 1° piano. Per lo spavento aprì il balcone per lanciarsi in una sottostante vasca in muratura nella quale si trovava una certa quantità di acqua che avrebbe potuto attenuare le conseguenze del salto. Per fortuna tale iniziativa non fu portata a termine e lo zio riuscì a scendere le scale portando a mano i suoi indumenti personali ed a vestirsi in luogo più sicuro. In quell’ambiente per niente sereno, ci apprestavamo a trascorrere la notte. Io e la mia famiglia decidemmo di dormire nella mia Fiat 600. Stavamo sistemando sul sedile posteriore nostro figlio, quando al cancello della villa si presentò il Maresciallo dei Carabinieri di Grottaminarda, che conoscevo, con un suo subalterno. Mi chiamò e mi riferì che il Sindaco De Placido mi pregava di raggiungere immediatamente il paese per eseguire urgenti controlli statici agli edifici pubblici e privati al fine di verificare l’agibilità o meno degli stessi. Io, che con tanto terrore e di corsa avevo attraversato due vani del nostro fabbricato, dovevo ora svolgere un compito tecnico difficile e pericoloso ma, senza alcuna esitazione, accettai l’invito. Iniziai proprio a controllare la Caserma dei Carabinieri e successivamente la parte più antica del paese, la Fratta, dove più evidenti potevano essere gli esiti del sisma. Ricordo gli sguardi preoccupati di tanta gente che sperava di non dover subito abbandonare la casa non avendo alcuna certezza di altre immediate sistemazioni. Alle ore 22,15 e 23,10 vi furono altre scosse di assestamento che fecero aumentare la tensione. Le mie verifiche si protrassero fino all’alba del giorno successivo e durarono fino al giungere dei tecnici dei Vigili del Fuoco e del Genio Civile di Avellino. L’Italia tutta si mobilitò per far giungere, nella zona, i primi aiuti. Subito arrivarono reparti dell’Esercito Italiano; montarono tende per ricoveri immediati e distribuirono viveri. Sin dai primi giorni giunsero nella zona aiuti dalla Nato di Napoli, da Castellammare di Stabia e da Firenze. Da quest’ultima città, su interessamento del Sindaco La Pira, partirono autocarri con beni di prima necessità. Le Autorità istituzionali non fecero mancare la loro presenza: il Presidente del Consiglio dei Ministri, Amintore Fanfani, il pomeriggio del 23, quando si verificò una nuova lieve scossa, consegnò al Comune un milione di lire prelevato da un Fondo Fiat, per le prime necessità ed anche Dino de Laurentiis, produttore cinematografico di origini Irpine, contribuì con un assegno di due milioni di lire. Il 24 giunse in paese, in visita ufficiale, anche il Ministro dei Lavori Pubblici, l’irpino Fiorentino Sullo. Il 30 agosto, per una visita ai centri maggiormente colpiti, vi fu la visita del Capo dello Stato Antonio Segni. La Catena della solidarietà indetta dalla RAI per le popolazioni terremotate, consentì la sollecita realizzazione di una baraccopoli provvisoria al Campo sportivo di Via Condotto, con strutture di legno, dove già nella seconda decade di settembre furono trasferiti dalle tende i senza tetto. 150 ragazzi grottesi furono accolti nelle colonie marine italiane. Il 15 settembre fu istituita una sede staccata del Genio Civile ad Ariano Irpino per le verifiche tecniche sui fabbricati danneggiati ed iniziarono le concessioni dei contributi alla popolazione, soprattutto rurale, per provvedere ad impellenti, piccoli lavori. Purtroppo la ricostruzione è durata molti anni costringendo la popolazione interessata, a vivere a lungo nella baraccopoli. Va anche ricordato che il risanamento edilizio, avvenuto dopo tale terremoto, ha consentito al paese ed all’intera Comunità di limitare i danni conseguenti al disastroso terremoto del 23 novembre del 1980. La foto ricorda la tenda militare montata in Piazza Monumento e vari volti noti della nostra Comunità.

foto di Luigi Melucci.